Anche
se viviamo in una società che sempre più combatte per tutelare i
diritti dei minori e riconoscere all'infanzia un ruolo fondamentale
nella costruzione della personalità dell'essere umano sono ancora
moltissimi i bambini, ad oggi, che subiscono violenze quotidiane di
ogni tipo, sia fisiche che psicologiche.
Secondo
l'ultimo Rapporto ONU 2006 almeno 54.000 minori sono stati uccisi nel
2002; 223.000 costretti a rapporti sessuali o comunque contatti
fisici forzati; 1.8 milioni sono vittime del giro della prostituzione
e della pornografia; 1.2 risultano essere vittime del traffico di
essere umani e tra i 100 e i 140 milioni di ragazze hanno subito una
mutilazione genitale.
Secondo
uno studio mondiale elaborato dopo quattro anni di ricerche è
risultato che 150 milioni di bambine nel mondo, ossia circa il 14%
della popolazione infantile del pianeta, sono vittime di abusi
sessuali, mentre i maschi sottoposti a tali brutalità sono circa 73
milioni.
Si
tratta di cifre raccapriccianti.
Sorge
spontaneo indignarsi quando si parla di pedofilia Sentir solo
pronunciare
questa parola indispone e irrita perché evoca un mondo mostruoso di
violenze perpetrate ai danni delle creature più fragili e innocenti
che esistano: i bambini.
L'argomento
resta, purtroppo, perennemente attuale poiché pedofilia e
pedocriminalità continuano ad alimentare un mercato ricchissimo e
con interessi ramificati in tutto il mondo e la cifra oscura che
riguarda questo reato rimane ancora molto alta.
Ipocrisia e
omertà sono, infatti, alleate dell'abuso all'infanzia dal momento
che questa tragedia è molto più diffusa di quanto non si creda e
non riguarda soltanto la violenza sessuale perpetrata fin dai primi
anni di vita della vittima , ma anche condizionamenti psicologici e
molestie morali che fanno crescere il bambino con profondi problemi
destinati, il più delle volte, ad esplodere, con effetti devastanti,
in età adulta.
La
maggior parte dei bambini abusati, per esempio, diverrà a sua volta
abusante e questa é solo una delle gravissime conseguenze che
possono derivare dall'essere stati vittime di pedofilia.
Ma
chi é il pedofilo ? Non esiste purtroppo una tipologia ben definita
e di facile identificazione poichè la pedofilia é praticata da
uomini, talvolta donne, giovani, anziani, omosessuali, eterosessuali,
sconosciuti, ma ancora più spesso familiari.
E'stato,
infatti, accertato che la maggior parte di abuso e violenze a danno
di minori si verificano in famiglia e, nello specifico, gli autori
possono essere parenti stretti, genitori, nonni, come nei recenti
casi di un 72enne della provincia di Viterbo che abusava sessualmente
da tempo delle nipotine rispettivamente di 8 e 10 anni e dei genitori
di Palermo che violentavano e vendevano a conoscenti il figlio di 13
anni.
Sono
episodi aberranti e contro natura che, però, esistono da sempre
perché la pedofilia affonda le proprie radici nella storia
dell'umanità ed è stata fino ad oggi, ed è in gran parte ancora,
tenuta nascosta quale patologia occulta ed inconfessabile, per
l'evidente contrasto con i più basilari principi della convivenza e
della morale collettiva.
Se
una tipologia specifica di pedofilo non esiste si possono, però,
individuare tratti distintivi che accomunano molti di questi soggetti
gravemente disturbati.
Essi
provengono, spesso, da famiglie inadeguate ed emotivamente
disattente, presentano alti livelli di immaturità affettiva e
funzioni emotive instabili, presentano forti difficoltà ad inibire
gli impulsi sessuali, bassa tolleranza alle frustrazioni e
ipersensibilità alle critiche.
Spesso
convinti di non ledere i bambini che abusano, ricorrono a distorsioni
cognitive per convincere se stessi della bontà e genuinità degli
atti riprovevoli che commettono arrivando a credere che il contatto
sessuale faccia addirittura bene al bambino e che sia da esso
cercato e desiderato.
Molti
scelgono appositamente professioni che possano garantire uno stretto
contatto con le vittime per meglio poterle adescare ed ecco perché
non c é da stupirsi quando la cronaca porta alla luce casi di
insegnanti, educatori e perfino preti pedofili.
Un'importante
fetta del mercato in espansione é poi, oggi, data dalle nuove
tecnologie.
Chat,
webcam,
posta elettronica e molti altri sistemi di interazione collegatii
alla navigazione on line
possono diventare estremamente invasivi per un bambino e favorire
molestie e adescamento a fine di abusi sessuali e-o pedo-pornografia
In
una ricerca condotta fra 1500 bambini:
- il 20% dice che chatta regolarmente;
- il 21% si chiama per nome con gli altri utenti delle chat;
- il 53% è coinvolto in conversazioni di natura sessuale. E questo nell'età da 8 a 11 anni;
- il 16% dice di avere avuto degli incontri faccia a faccia. Questi sono bambini che chattano regolarmente in rete. Molti di loro si recano non accompagnati agli incontri concordati sul web (Fonte: Save the Children, maggio 2004).
Che
strumenti possiede, oggi, un genitore per cercare di tutelare i
propri figli ?
Innanzitutto
dovrebbe acquisire egli stesso la consapevolezza delle opportunità
e dei rischi dei mezzi in questione, diventando un interlocutore
informato e un supporto al bambino, assistendolo nella navigazione
senza mai lasciarlo solo.
In
secondo luogo dovrebbe conoscere quelli che sono i segnali d'allarme
utili per l'individuazione precoce di comportamenti infantili
considerati come possibili indizi di violenza sessuale quali, ad
esempio, la comparsa di nuove paure, il cambiamento di comportamenti
abituali, espressioni anomale di sessualità, cambiamenti nel
rendimento scolastico e nella relazione con i genitori.
Per
non incorrere in facili allarmismi é, però, utile sapere che tali
indicatori non sono tipici solo dell'abuso sessuale, ma possono
essere determinati anche da altre forme di disagio.
Infine,
per prevenire e combattere efficacemente la pedofilia e la
pedocriminalità, è necessario mettere i bambini stessi nella
condizione di apprendere i principi di prevenzione e di sicurezza,
senza falsi moralismi o pudori, sia pure con un linguaggio adatto
alla loro età e rispettando la gradualità dello sviluppo. Occorre
dialogare coi propri figli: dialogare e confrontarsi senza esasperare
il problema ma prospettando le gravi conseguenze che potrebbero
derivare da incontri indesiderati.
Cinzia Mammoliti
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